mercoledì 28 dicembre 2011

l'orgoglio




Rivedere le riprese fatte durante un'intervista con Vincenzo (rappresentante sindacale della Fiom) per me significa confrontarmi con una cosa semplice e chiara, ma piuttosto rara: l'orgoglio di un uomo. 
Non credo di sbagliarmi nell'affermare che l'orgoglio di Vincenzo non è solo la qualità che contraddistingue certi uomini dotati di particolare onestà e senso di responsabilità. E' anche un concetto che ho sentito nominare molte volte, tanto da poter essere identificato quasi con un cliché: l'orgoglio del siciliano.
Per me sentire dire che la situazione a Termini Imerese dopo la chiusura di Fiat è "umiliante", o che Fiat "ci ha traditi e la Sicilia non merita di essere trattata in questo modo", è ascoltare un linguaggio che sembra lontano, che non sento parlare da molti altri, ma che risveglia in me sentimenti che mi fanno sentire più viva. 
Certo, sarebbe una considerazione stupida ritenere che questa caratteristica faccia parte del corredo genetico di ogni siciliano. L'orgoglio non è una qualità che possiedi se nasci in Sicilia piuttosto che in qualche altro luogo. Ascoltare Vincenzo mi ha aiutata a capire che ci sono, piuttosto, alcune particolari condizioni ed esperienze che possono favorire il nascere e il diffondersi di questo sentimento. Almeno è questa l'idea che mi sono fatta.  
Vincenzo quando ha prestato il servizio militare ha contribuito a difendere aree sensibili e sotto il mirino della mafia prendendo parte a quel movimento di rinascita di coscienza sorto dopo l'assassinio di Falcone e Borsellino noto come "i vespri siciliani".
Togliere lavoro ai siciliani oggi significa dare più opportunità alla mafia di espandersi e fortificarsi. Per questo, per le persone che credono attivamente nella lotta alla mafia come Vincenzo, difendere il proprio lavoro significa anche combattere il crimine. E' un impegno civile. 
Ascoltare che - La chiusura di Fiat non deve consentire a nessuno di affermare che è necessario "cambiare rotta", perché la strada giusta è quella della libertà che ognuno di noi si guadagna e merita grazie al proprio lavoro - è scoprire di commuovermi davanti all'insegnamento di un padre ai propri figli. 
Alla fine sono d'accordo con Vincenzo, e ritengo anch'io che "questa" Sicilia non meriti di essere umiliata in nome di concetti che contengono assai poca dignità, come "produzione", "guadagno", "legge del mercato".



giovedì 22 dicembre 2011

attesa

Salvatore oggi è in attesa di notizie.
Riceverà anche lui la cassa integrazione da gennaio e per i prossimi due anni come è stato garantito agli altri operai di Fiat?
Per gli otto interinali di Bienne Sud la questione è ancora aperta.



martedì 20 dicembre 2011

Natale low cost

Tommaso, da due anni in cassa integrazione, si prepara a festeggiare il Natale in famiglia.

giovedì 15 dicembre 2011

il mercato


Un post a parte lo meritano la nostra uscita al mercato insieme a Salvatore, con la madre e la sorella.
 Il nostro arrivo con videocamera e microfono ha suscitato un certo entusiasmo tra i venditori delle bancarelle che hanno colto l'occasione per farsi pubblicità.
  Tra i venditori di pesce c'è anche un operaio Fiat ora in cassa integrazione e con una famiglia numerosa da mantenere. E' arrivato con la sua ape e ha pesce fresco di giornata.
 In molti hanno voglia di raccontare la loro situazione e di sfogare un senso di delusione per la dismissione di Fiat. Non tutti in effetti sono pienamente fiduciosi sul futuro rappresentato da DR Motor.
 Un signore si chiede come si possa pensare di sconfiggere la mafia se in Sicilia non c'è lavoro, e quel poco che c'era viene meno. Se il lavoro manca è inevitabile che le persone accettino gli aiuti e i vantaggi delle uniche situazioni purtroppo ancora in grado di offrirli. 
 - Quasi tutti in città aspettiamo il venerdì per venire al mercato, dove si compra di più per un po' di meno. - ci dice la sorella di Salvatore.
 Comunque, crisi o no, la mamma di Salvo non ha nessuna intenzione di far soffrire la fame a noi documentaristi. E dopo le scorte fatte al mercato, nei giorni successivi ci fa recapitare tramite il figlio cardi impanati e fritti, caluzzi e altre bontà.


martedì 13 dicembre 2011

l'oasi



La fase delle riprese è per ora giunta al termine e questo momento costituisce una pausa prima del montaggio.
Le impressioni e le riflessioni riguardo la questione di Termini sono però ancora molte, anche perché alcune considerazioni possono essere fatte solo a mente fredda, dopo una fase di distacco dai fatti vissuti.

Vorrei allora concedermi una piccola parentesi, diciamo distensiva, anche per quanto riguarda il blog e il post di oggi. Sì, è vero, non sono mancati di certo altri resoconti di momenti piacevoli e tutto sommato rilassanti. Questo è in effetti il vantaggio di occuparsi di attività in cui il rapporto umano ha un ruolo privilegiato come è stato nel nostro caso. Comunque, prima di passare a nuove, e spero "profonde" considerazioni, vorrei trattare un argomento, una sorta di fuori scena, che mi consente anche di fare un grandissimo ringraziamento (uno dei tanti) a due persone in particolare.

A dirla onestamente, non sarebbe stato possibile per noi e per il nostro limitato budget trovare alloggio in un albergo per il periodo delle riprese. Ma nemmeno in un bed and breakfast o in una stanzetta in affitto, per dirla tutta. La nostra buona sorte ha però voluto che ci fossero Angela e Calogero, zii di Fabrizio, che ci hanno generosamente concesso la loro casa delle vacanze a Compofelice di Roccella (già il nome dice tutto).

Lasciate innanzitutto che vi spieghi che cosa significhi per me, che giungo dalle nebbie e dal freddo umido padano, trascorrere il periodo tra novembre e dicembre in un luogo con le seguenti caratteristiche: sole a picco, caldo (pranzavamo immancabilmente all'aperto e in maniche corte), un tripudio di fiori, foglie e piante da far invidia alla foresta tropicale, e un bel sottofondo di rumoreggianti onde marine (visibili a un palmo di naso affacciandosi al terrazzo). Tutto questo equivale a giornate di umore euforico, che mi hanno aiutato ad affrontare la quotidianità con spirito a dir poco ottimista. Accompagnata da un simpatico gatto del luogo che è stato la mia inseparabile compagnia, mi sono dunque dedicata a diverse escursioni sulla spiaggia. Io ho detto ai miei compagni di lavoro (mentre si scervellavano sull'ideazione del progetto stando per lo più al chiuso) che stare sulla sabbia a guardare le onde mi aiutava a pensare meglio, ma temo non abbiano apprezzato davvero fino in fondo il mio metodo di lavoro (sulla cui efficacia ho la massima certezza!)
La cosa particolare è che la graziosa casetta al mare si trova in un complesso residenziale, un vero e proprio resort estivo (con tanto di piscina, bar, pizzeria e palco per l'animazione), naturalmente deserto, vista la stagione. La sensazione che ti prende in tale ridente desolazione è un senso di completo straniamento. Ad aumentare questa percezione surreale si è aggiunto anche il fatto che trascorrevamo gran parte delle ore del giorno tra i fumi delle ciminiere dell'area industriale di Termini (un luogo non propriamente ameno) circondati da un gran numero di operai d'umore nero (per usare un eufemismo), mentre finivamo la giornata tra le palme in riva al mare in un piccolo paradiso tutto nostro.

Nel ricordare con nostalgia questo piacevole periodo un po' fuori dall'ordinario, voglio dunque pubblicamente dire: Grazie Calogero e Angela! Senza di voi questo lavoro non sarebbe stato possibile (e la frase va presa proprio in senso letterale).





mercoledì 7 dicembre 2011

lotta libera vs lotta operaia















Qualche giorno fa Salvatore ci ha portati nella palestra dove pratica la lotta. Fino a quattro anni fa si allenava tutti i giorni. Poi, dopo essere stato assunto alla Bienne Sud (azienda dell'indotto Fiat), ha diradato gli allenamenti. - Tornando tardi dal lavoro si è troppo stanchi per allenarsi la sera. Però ora che sono fermo credo che riprenderò a praticare questo sport che mi ha dato tanto. Grazie alla lotta ho imparato a sacrificarmi e a non arrendermi alle difficoltà. - ci dice ricordando con orgoglio le diete ferree che ha dovuto seguire pur di rientrare in una determinata categoria di peso e l'impegno che ha messo negli allenamenti per anni ogni giorno.
Salvo Rinella, maestro di Salvatore (oro olimpico nel 2004), ci racconta che quasi tutti gli operai di Termini Imerese, e in particolare quelli dell'indotto, hanno praticato la lotta libera. Mi chiedo se un tempo per gli operai la palestra fosse un luogo in cui vivere e maturare, in un contesto diverso dalla fabbrica, un senso di comune appartenenza.
Assistere all'allenamento è un'esperienza speciale. Soprattutto nel lavoro a coppie è evidente un'interazione fisica che, oltre a costituire una totale forma di collaborazione, è anche premurosa cura per l'altro. Anche il combattimento mostra in ogni momento la forma massima di rispetto per l'avversario. Per me, inesperta di discipline del genere, tutto ciò è una scoperta.
Salvatore si fa riprendere durante un combattimento. Alla fine la vittoria è sua, nonostante arrivi a sentirsi male verso la fine dell'incontro. E' fuori allenamento, ma è contento di non aver dimenticato come si lotta.

Lunedì, durante l'ultima assemblea, Salvatore riceve la notizia che, se per gli operai Fiat e per  gran parte dell'indotto l'accordo risponde sufficientemente alle loro richieste, per gli otto interinali di Bienne Sud dal 31 dicembre la cassa integrazione viene sospesa. Se ne ridiscuterà a marzo.
Ancora una volta mi ritrovo a constatare come per un'intera generazione oggi le condizioni di lavoro siano più difficili e ingiuste rispetto a quelle di chi ha iniziato a lavorare in altri tempi. Dopo quattro anni di lavoro Salvatore, 32 anni,  è ancora un lavoratore a tempo determinato e ora non ha nessuna tutela. Analoga alla sua è la situazione di Calogero, 28 anni, otto anni di lavoro in Bienne Sud sempre come interinale.
Per loro la lotta non è finita, anche se sono rimasti da soli.
- Salvatore almeno non ha dei figli da mantenere, la sua situazione è meno difficile che per noi padri di famiglia - dice un altro operaio a cui l'accordo garantirà la cassa integrazione già dal 31 dicembre. Purtroppo però tra i lavoratori interinali rimasti per il momento senza tutele ci sono anche padri di famiglia, come Calogero.
Io però mi chiedo se Salvatore debba essere ritenuto più fortunato perché non è in condizioni nemmeno di crearsela, una famiglia. Sarà condannato, come molti altri ragazzi nella stessa situazione e in altre parti d'Italia, a dipendere per sempre dai genitori e a essere considerato un "cocco di mamma", sentendosi anche dire che è più fortunato degli altri?
 La lotta continua, ma fuori dalla palestra le regole cambiano. Forse, mi dico, non guasterebbe un po' più di spirito di squadra. 

sabato 3 dicembre 2011

operai in alto mare



Ieri siamo stati a pescare con Tommaso. Ci ha portati al porto, dove è ormeggiata la bagnarola del suo amico Antonio. Per Tommaso e Antonio la pesca è un modo per distrarsi e allontanare i pensieri angoscianti. Saliamo sulla piccola imbarcazione traballante e trovo posto su di un'asse di legno. Tommaso fa partire il motore e ci allontaniamo fluidi dalla banchina del porto. Con lo sguardo abbraccio la grande massa di acqua verde e placida. Mi pervade un senso di pace e libertà. Respiro l'aria mite. Antonio e Tommaso preparano le lenze e le gettano in acqua. Sono allegri. Un po' distante da noi c'è un'altra barchetta con un pescatore. L'uomo ci saluta e inizia con Tommaso e Antonio un dialogo a distanza. Poi, vedendo la videocamera, improvvisa una piccola intervista. Alle sue spalle dove l'acqua lambisce la terraferma si stagliano le ciminiere della zona industriale. Il pescatore indossa la felpa di Fiat, la "divisa" che qui a Termini vedi un po' ovunqe, quasi in città ci fosse uno strano esercito i cui soldati sono in licenza, una lunga licenza. Anche lì in mare, sulle barche, ci si incontra tra colleghi e si parla di Fiat. - Tutti qua a pescare siamo - ci dice il pescatore con un sorriso amaro. 
Intanto Tommaso e Antonio sono riusciti a pescare quattro seppioline i cui schizzi di inchiostro sono finiti anche sulle mie scarpe. Sul volto di Tommaso non c'è più traccia dell'espressione tesa e preoccupata delle giornate di assemblee e picchetto davanti ai cancelli dello stabilimento. Parlandoci delle bollette che a casa sono impilate l'una sull'altra in attesa di essere pagate riesce anche a sorriderne. Il problema è che la cassa integrazione arriva spesso in ritardo. Anche stamattina Tommaso è stato a pesca ed è riuscito a portare a casa del buon pesce per pranzo per la sua famiglia. - Pescare mi serve a non cadere in depressione - ci dice. Antonio ci racconta di essere disoccupato e di riuscire a tirare avanti solo grazie ai genitori e ai suoceri.
La sera a casa mangiamo le seppie che Tommaso e Antonio ci hanno regalato dopo la battuta di pesca. Sono buonissime, hanno il sapore di quella giornata.

mercoledì 30 novembre 2011

sacro e profano

Ieri abbiamo partecipato a una celebrazione religiosa molto sentita a Termini Imerese, l'esposizione dell'Immacolata. Ogni anno il 29 novembre la statua della Madonna viene fatta uscire dalla cappella della Chiesa Madre per essere mostrata ai fedeli radunati davanti alla chiesa. A suggerirci di fare delle riprese durante la celebrazione sono stati Michele e Salvatore. Salvatore ci dice che l'anno scorso ha sostenuto sulle proprie spalle la portantina della statua insieme ad altri operai.
In una piazza immersa nel sole (con una temperatura simile più al clima di maggio che a quello di fine novembre) i nostri amici sono di nuovo insieme, come durante le assemblee e le riunioni sindacali di questi giorni. Nonostante la diversa atmosfera, il momento viene vissuto forse con altrettanta partecipazione e spirito di gruppo. Salvatore è quasi toccante mentre corre verso la statua che ci passa davanti a pochi metri di distanza e vi appoggia un fazzolettino di carta che si è appena fatto dare da un amico. - Quando torno a casa lo do a mia madre perché se lo passi sugli occhi, forse questo l'aiuterà a recuperare la vista. La Madonna ci aiuterà anche a noi operai, perché non fa distinzioni per nessuno. E ha ragione, siamo tutti uguali. - ci dice con sincerità quasi infantile. Capisco che per questi ragazzi l'aiuto della Madonna è qualcosa in cui credono davvero, forse con maggiore fiducia rispetto all'intervento dei politici o dei sindacati. Tutto ciò mi sembra curioso, ma non riesco a restare indifferente nell'osservare l'autenticità del loro sentimento. Penso ai motivi che li spinge a non fidarsi della politica e se rifletto su quanto ho sentito raccontare in questi giorni credo di cominciare a capire. 

La sera precedente ho assistito a un altro momento particolare, quando siamo andati a vedere gli stessi ragazzi mentre costruivano il presepe parrocchiale. Da due mesi a questa parte si ritrovano quasi ogni sera per lavorare a questa imponente e genuina rappresentazione della natalità. Molte delle statuine e delle casette vengono costruite da loro a mano. Osservo Davide che usa il trapano per sistemare una palma sul piedistallo di un'abitazione e nelle sue mani vedo tutta la perizia del bravo artigiano, i gesti precisi e naturali dell'operaio che sa come usare materiali e strumenti. Mi chiedo se per questi ragazzi il gigantesco presepe (dentro il quale si muovono come fossero essi stessi statuine) oggi rappresenti non solo un momento distensivo e spiritualmente significativo, ma anche un'occasione per mettersi all'opera usando le mani e le braccia proprio come farebbero in fabbrica. Alcuni di loro sono fermi da un paio d'anni in cassa integrazione e il presepe è forse una delle tante occasioni per esprimere, quasi sfogare, un grande desiderio di lavoro. 


Dopo la parentesi "spirituale" andiamo nella zona industriale per fare delle riprese che probabilmente inseriremo nel documentario tra le diverse storie dei personaggi. Entriamo in un capannone abbandonato che sembra quasi lo scheletro di un antico essere vivente. Somiglia ai resti pachidermici di un dinosauro. Al suo interno ci sono tracce del suo vissuto, ma anche degli svariati modi in cui è stato utilizzato dopo che il suo cuore ha cessato di battere. Disegni di bambini (una roulotte con un bimbo sorridente accanto, tracciati con un segno nero, mi fanno pensare a figli di famiglie nomadi), un piccolo laghetto (creatosi per l'acqua piovana), enormi cumuli di escrementi di uccelli... passo dopo passo compaiono gli spettri degli esseri che lì dentro hanno vissuto. Forse questo grande relitto non è morto. Mano a mano che mi ci addentro il grande pachiderma addormentato sembra inghiottirmi e a un certo punto mi sento piccola e smarrita come dentro la pancia della balena. Intorno a me ogni rumore diventa sinistro... ma poi scopro che quel fruscio era solo lo sbattere d'ali di un uccello spaventato dai miei passi, e quello scricchiolio erano gli innumerevoli pezzi di vetro che sto calpestando, crollati a terra (chissà perché) dalle enormi finestre. Un suono più forte degli altri mi fa pensare al rumore delle gigantesche pareti metalliche di una nave che affonda. Guardo in alto. Fra le lamiere del tetto si aprono squarci di cielo. Quel rumore è stato provocato da un grande pezzo di lamiera che oscilla in bilico tra le travi. Decido di uscire. Fuori mi ritrovo sulla grande distesa di cemento sovrastata dal cielo aperto. Però mi manca ancora l'aria, ispessita com'è dai fumi delle ciminiere.


lunedì 28 novembre 2011

via del futuro



Arriviamo all'assemblea in tempo per riprendere un piccolo evento simbolico. Sul piazzale di fronte allo
stabilimento c'è un cartello che indica il nome della strada: via G. Agnelli; Michele, circondato dai compagni di lavoro, si arrampica sul palo che sostiene il cartello e vi sovrappone un pezzo di cartone sul quale hanno scritto il nuovo nome della loro strada: via Del Futuro.
Proprio ieri Michele ci aveva detto di essere intenzionato ad accettare con atteggiamento costruttivo la sfida rappresentata dal passaggio a DR Motor. - Sono stanco di vedere noi siciliani alimentare il luogo comune secondo cui saremmo solo capaci di piangerci addosso aspettando aiuti dall'alto. Voglio rimboccarmi le maniche e dimostrare cosa sappiamo fare. - In molti sostengono che i lavoratori di Termini possono dare molto a DR Motor, permettendo all'azienda di raggiungere livelli qualitativi che ora non possiede.
Resta da vedere a quanti di loro sarà data la possibilità di lavorare dopo il passaggio alla nuova azienda. Per Calogero, Salvatore e Tommaso questa certezza non c'è ancora.

verso l'assemblea


Questa mattina davanti ai cancelli FIAT si è svolta un'altra assemblea. Ci siamo andati insieme a Salvatore e Calogero. Avevamo stabilito infatti di girare delle scene durante il tragitto in macchina per far raccontare ai ragazzi le loro aspettative per quel che accadrà giovedì, quando verranno decise le sorti degli interinali come loro. A casa di Calogero arriviamo con la macchina di Salvatore verso le 8 del mattino. Scendendo dall'auto ci accorgiamo di molte persone affacciate a finestre e balconi in attesa del nostro arrivo. - Se lo sapevo mi mettevo il vestito buono - dice un signore in pigiama guardando dalla finestra la videocamera.
Dopo il viaggio in macchina è finita la prima parte delle riprese. Diciamo ai ragazzi che sono andati benissimo. - Speriamo che questo film abbia successo - dice Calogero. - Magari dopo che ci vedono qui ci scritturano come attori per altri film. - Lo guardo e sorrido della battuta. Ma vedo che lo sguardo di Calogero è serio. Allora capisco che non sta scherzando.

domenica 27 novembre 2011

il presidio è finito

Il picchettaggio davanti ai cancelli di FIAT è terminato ieri intorno alle 18. E' stato raggiunto un accordo. Tra gli operai "salvati" dal provvedimento c'è Valerio, 57 anni. A lui FIAT pagherà i rimanenti contributi per arrivare alla pensione. Ma dopo 32 anni di lavoro Valerio non nasconde la delusione per essere stato messo da parte, rottamato proprio come una vecchia automobile che non funziona più. - Adesso ci buttano nella munnizza - conclude con amarezza. Si emoziona ancora nel ricordare il giorno in cui è stato assunto dall'azienda. Era il 1979 e all'epoca lavorava come fabbro in un cantiere edile. - Ricevuta la notizia da mia moglie, ho lasciato lì tutto e sono corso a casa. Da quel giorno cominciava una nuova vita. - In questi giorni Valerio ha chiamato suo figlio che lavora a Torino. - Raggiungimi qui papà, magari ci mettiamo a vendere pane e panelle - gli ha detto il ragazzo al telefono. 
Se per Valerio si è trovata una soluzione, la situazione resta in sospeso per alcuni operai dell'indotto le cui sorti verranno decise giovedì. E nonostante il presidio sia concluso, gli operai che hanno già raggiunto gli obiettivi sperati continuano a preoccuparsi per i lavoratori che ancora non hanno certezze. In tutto sono quasi un centinaio. Tra loro ci sono Calogero, Salvatore e Tommaso. Nonostante il momento delicato, i tre mostrano grande disponibilità con noi. Salvatore sembra impaziente di cominciare a girare. Ci racconta che ha già lavorato sui set, è stato scenografo per la serie "Agrodolce". Quando però si torna a parlare della situazione che sta vivendo il suo sorriso si smorza e lascia il posto a un'espressione risoluta. - Sento l'esigenza di far sapere. - dice. Siamo nello stesso luogo di due giorni fa, ma le telecamere sono sparite e l'aria è stranamente silenziosa. Sono spariti anche i protagonisti di questa vicenda, sono andati a casa a riposare. Sul piazzale fuori dalla FIAT resta solo un fuoco abbandonato con il quale i ragazzi si sono scaldati nelle ore notturne. E' rimasto lì, dimenticato, e sembra non volersi spegnere. 

venerdì 25 novembre 2011

le impressioni e il dietro le quinte






Le impressioni più forti per me restano quelle catturate con la macchina da presa e poi parlando con i ragazzi che hanno accettato di fare da protagonisti al nostro documentario. Ci mostreranno come cambierà d'ora in avanti la loro quotidianità. Tra loro c'è Calogero, 28 anni e due figli. "Insomma, vorreste girare una specie di Grande Fratello tra gli operai di Termini Imerese?" ci chiede. "Non proprio" rispondiamo tra lo spiazzato e il divertito "ma potrebbe essere un'idea...". Calogero è rimasto incatenato davanti al Comune di Termini per tre giorni cercando di convogliare l'attenzione sugli operai che rischiano da oggi di non avere più un lavoro. Anche Tommaso, 39 anni e due figli, non è un neofita delle mobilitazioni. Nel 2008 è salito sul tetto di una fabbrica per ottenere la cassa integrazione. Nonostante l'atmosfera nell'insieme sia tesa e preoccupata, nell'aria si sente vibrare molta energia. Riprendo volti di persone che si baciano, si abbracciano. Alcuni riescono anche a scherzare tra loro e tra i giovani c'è chi prende con entusiasmo l'opportunità di posare davanti alle telecamere per raccontare di sé, della loro delusione e degli obiettivi che insieme si vogliono raggiungere. Salvatore ci racconta con un pizzico di orgoglio  che la sua giornata è stata molto impegnata: è passato da La 7 al tg 3, alla trasmissione "Agorà"... un giorno da protagonista insomma, come un vero professionista dell'apparizione televisiva. Ora il picchetto resta fermo qui, davanti ai cancelli, fino a quando nella giornata di mercoledì verrà decisa la sorte degli operai. Il 30 novembre infatti avverrà l'incontro in cui si discuteranno gli accordi tra FIAT e DR Motor. E forse quel giorno questi lavoratori sapranno chi e quanti di loro continueranno a esserlo. A fine giornata, dopo tutto il tempo trascorso con gli operai di FIAT, non provo la rabbia e l'amarezza che pensavo di ritrovarmi aggrovigliate dentro. Mi sento quasi ricaricata. Ci allontaniamo fissando ancora le ciminiere che sputano fumo, vapore grigio che sale fino a mescolarsi alle nuvole.

24 novembre: la chiusura




Ieri è stato il giorno di chiusura della FIAT a Termini Imerese. E per me, Fabrizio e Giuseppe è stato il primo giorno di riprese. Per la prima volta ho visto i cancelli dello stabilimento, un luogo che nel mio immaginario, per le aspettative che avevo nutrito all'idea di iniziare il nostro documentario, era diventato quasi mitico. Lì fuori tra la mattina e il pomeriggio si è svolta un'assemblea all'aperto. Tra i presenti c'è Maurizio Landini insieme ad altri sindacalisti. Secondo le sue parole la giornata di ieri ha segnato una sconfitta per i lavoratori di FIAT e dell'indotto. Ciò che ancora si può fare è tentare il tutto e per tutto per rendere il passaggio da FIAT a DR Motor il più indolore possibile, tenendo fermi due punti fondamentali: il riassorbimento dei lavoratori FIAT e dell'indotto (da oggi in cassa integrazione) e il prepensionamento degli operai più anziani. La situazione più delicata è quella degli operai dell'indotto, tra cui Vincenzo, che sarà anche uno dei personaggi del nostro documentario. "O decidiamo di presentarci davanti ai nostri figli dicendo loro che siamo dei falliti, oppure andiamo fino in fondo e restiamo qui davanti alla fabbrica fino a mercoledì (giorno in cui avverrà l'incontro per discutere l'accordo tra FIAT e DR Motor)" dice deciso davanti ai colleghi con i quali intende combattere contro un destino ingiusto. E così da ieri sera molti operai sono di fronte ai cancelli a continuare il picchetto. Alle 22 escono gli operai dell'ultimo turno, immediatamente accerchiati da cronisti e telecamere. Molti gridano la loro rabbia nel vedere tutto quel concentramento mediatico. "Voi state qui a fare festa" grida uno di loro "mentre oggi si celebra il nostro funerale". A parlare di funerale era stato anche un altro rappresentante sindacale nel pomeriggio facendo una diversa considerazione: dopo mesi di indifferenza da parte dell'informazione, ora la stampa e i media accorrono come quando muore qualcuno. Il dubbio è che tra poco i riflettori torneranno a spegnersi su Termini Imerese.