mercoledì 28 dicembre 2011

l'orgoglio




Rivedere le riprese fatte durante un'intervista con Vincenzo (rappresentante sindacale della Fiom) per me significa confrontarmi con una cosa semplice e chiara, ma piuttosto rara: l'orgoglio di un uomo. 
Non credo di sbagliarmi nell'affermare che l'orgoglio di Vincenzo non è solo la qualità che contraddistingue certi uomini dotati di particolare onestà e senso di responsabilità. E' anche un concetto che ho sentito nominare molte volte, tanto da poter essere identificato quasi con un cliché: l'orgoglio del siciliano.
Per me sentire dire che la situazione a Termini Imerese dopo la chiusura di Fiat è "umiliante", o che Fiat "ci ha traditi e la Sicilia non merita di essere trattata in questo modo", è ascoltare un linguaggio che sembra lontano, che non sento parlare da molti altri, ma che risveglia in me sentimenti che mi fanno sentire più viva. 
Certo, sarebbe una considerazione stupida ritenere che questa caratteristica faccia parte del corredo genetico di ogni siciliano. L'orgoglio non è una qualità che possiedi se nasci in Sicilia piuttosto che in qualche altro luogo. Ascoltare Vincenzo mi ha aiutata a capire che ci sono, piuttosto, alcune particolari condizioni ed esperienze che possono favorire il nascere e il diffondersi di questo sentimento. Almeno è questa l'idea che mi sono fatta.  
Vincenzo quando ha prestato il servizio militare ha contribuito a difendere aree sensibili e sotto il mirino della mafia prendendo parte a quel movimento di rinascita di coscienza sorto dopo l'assassinio di Falcone e Borsellino noto come "i vespri siciliani".
Togliere lavoro ai siciliani oggi significa dare più opportunità alla mafia di espandersi e fortificarsi. Per questo, per le persone che credono attivamente nella lotta alla mafia come Vincenzo, difendere il proprio lavoro significa anche combattere il crimine. E' un impegno civile. 
Ascoltare che - La chiusura di Fiat non deve consentire a nessuno di affermare che è necessario "cambiare rotta", perché la strada giusta è quella della libertà che ognuno di noi si guadagna e merita grazie al proprio lavoro - è scoprire di commuovermi davanti all'insegnamento di un padre ai propri figli. 
Alla fine sono d'accordo con Vincenzo, e ritengo anch'io che "questa" Sicilia non meriti di essere umiliata in nome di concetti che contengono assai poca dignità, come "produzione", "guadagno", "legge del mercato".



giovedì 22 dicembre 2011

attesa

Salvatore oggi è in attesa di notizie.
Riceverà anche lui la cassa integrazione da gennaio e per i prossimi due anni come è stato garantito agli altri operai di Fiat?
Per gli otto interinali di Bienne Sud la questione è ancora aperta.



martedì 20 dicembre 2011

Natale low cost

Tommaso, da due anni in cassa integrazione, si prepara a festeggiare il Natale in famiglia.

giovedì 15 dicembre 2011

il mercato


Un post a parte lo meritano la nostra uscita al mercato insieme a Salvatore, con la madre e la sorella.
 Il nostro arrivo con videocamera e microfono ha suscitato un certo entusiasmo tra i venditori delle bancarelle che hanno colto l'occasione per farsi pubblicità.
  Tra i venditori di pesce c'è anche un operaio Fiat ora in cassa integrazione e con una famiglia numerosa da mantenere. E' arrivato con la sua ape e ha pesce fresco di giornata.
 In molti hanno voglia di raccontare la loro situazione e di sfogare un senso di delusione per la dismissione di Fiat. Non tutti in effetti sono pienamente fiduciosi sul futuro rappresentato da DR Motor.
 Un signore si chiede come si possa pensare di sconfiggere la mafia se in Sicilia non c'è lavoro, e quel poco che c'era viene meno. Se il lavoro manca è inevitabile che le persone accettino gli aiuti e i vantaggi delle uniche situazioni purtroppo ancora in grado di offrirli. 
 - Quasi tutti in città aspettiamo il venerdì per venire al mercato, dove si compra di più per un po' di meno. - ci dice la sorella di Salvatore.
 Comunque, crisi o no, la mamma di Salvo non ha nessuna intenzione di far soffrire la fame a noi documentaristi. E dopo le scorte fatte al mercato, nei giorni successivi ci fa recapitare tramite il figlio cardi impanati e fritti, caluzzi e altre bontà.


martedì 13 dicembre 2011

l'oasi



La fase delle riprese è per ora giunta al termine e questo momento costituisce una pausa prima del montaggio.
Le impressioni e le riflessioni riguardo la questione di Termini sono però ancora molte, anche perché alcune considerazioni possono essere fatte solo a mente fredda, dopo una fase di distacco dai fatti vissuti.

Vorrei allora concedermi una piccola parentesi, diciamo distensiva, anche per quanto riguarda il blog e il post di oggi. Sì, è vero, non sono mancati di certo altri resoconti di momenti piacevoli e tutto sommato rilassanti. Questo è in effetti il vantaggio di occuparsi di attività in cui il rapporto umano ha un ruolo privilegiato come è stato nel nostro caso. Comunque, prima di passare a nuove, e spero "profonde" considerazioni, vorrei trattare un argomento, una sorta di fuori scena, che mi consente anche di fare un grandissimo ringraziamento (uno dei tanti) a due persone in particolare.

A dirla onestamente, non sarebbe stato possibile per noi e per il nostro limitato budget trovare alloggio in un albergo per il periodo delle riprese. Ma nemmeno in un bed and breakfast o in una stanzetta in affitto, per dirla tutta. La nostra buona sorte ha però voluto che ci fossero Angela e Calogero, zii di Fabrizio, che ci hanno generosamente concesso la loro casa delle vacanze a Compofelice di Roccella (già il nome dice tutto).

Lasciate innanzitutto che vi spieghi che cosa significhi per me, che giungo dalle nebbie e dal freddo umido padano, trascorrere il periodo tra novembre e dicembre in un luogo con le seguenti caratteristiche: sole a picco, caldo (pranzavamo immancabilmente all'aperto e in maniche corte), un tripudio di fiori, foglie e piante da far invidia alla foresta tropicale, e un bel sottofondo di rumoreggianti onde marine (visibili a un palmo di naso affacciandosi al terrazzo). Tutto questo equivale a giornate di umore euforico, che mi hanno aiutato ad affrontare la quotidianità con spirito a dir poco ottimista. Accompagnata da un simpatico gatto del luogo che è stato la mia inseparabile compagnia, mi sono dunque dedicata a diverse escursioni sulla spiaggia. Io ho detto ai miei compagni di lavoro (mentre si scervellavano sull'ideazione del progetto stando per lo più al chiuso) che stare sulla sabbia a guardare le onde mi aiutava a pensare meglio, ma temo non abbiano apprezzato davvero fino in fondo il mio metodo di lavoro (sulla cui efficacia ho la massima certezza!)
La cosa particolare è che la graziosa casetta al mare si trova in un complesso residenziale, un vero e proprio resort estivo (con tanto di piscina, bar, pizzeria e palco per l'animazione), naturalmente deserto, vista la stagione. La sensazione che ti prende in tale ridente desolazione è un senso di completo straniamento. Ad aumentare questa percezione surreale si è aggiunto anche il fatto che trascorrevamo gran parte delle ore del giorno tra i fumi delle ciminiere dell'area industriale di Termini (un luogo non propriamente ameno) circondati da un gran numero di operai d'umore nero (per usare un eufemismo), mentre finivamo la giornata tra le palme in riva al mare in un piccolo paradiso tutto nostro.

Nel ricordare con nostalgia questo piacevole periodo un po' fuori dall'ordinario, voglio dunque pubblicamente dire: Grazie Calogero e Angela! Senza di voi questo lavoro non sarebbe stato possibile (e la frase va presa proprio in senso letterale).





mercoledì 7 dicembre 2011

lotta libera vs lotta operaia















Qualche giorno fa Salvatore ci ha portati nella palestra dove pratica la lotta. Fino a quattro anni fa si allenava tutti i giorni. Poi, dopo essere stato assunto alla Bienne Sud (azienda dell'indotto Fiat), ha diradato gli allenamenti. - Tornando tardi dal lavoro si è troppo stanchi per allenarsi la sera. Però ora che sono fermo credo che riprenderò a praticare questo sport che mi ha dato tanto. Grazie alla lotta ho imparato a sacrificarmi e a non arrendermi alle difficoltà. - ci dice ricordando con orgoglio le diete ferree che ha dovuto seguire pur di rientrare in una determinata categoria di peso e l'impegno che ha messo negli allenamenti per anni ogni giorno.
Salvo Rinella, maestro di Salvatore (oro olimpico nel 2004), ci racconta che quasi tutti gli operai di Termini Imerese, e in particolare quelli dell'indotto, hanno praticato la lotta libera. Mi chiedo se un tempo per gli operai la palestra fosse un luogo in cui vivere e maturare, in un contesto diverso dalla fabbrica, un senso di comune appartenenza.
Assistere all'allenamento è un'esperienza speciale. Soprattutto nel lavoro a coppie è evidente un'interazione fisica che, oltre a costituire una totale forma di collaborazione, è anche premurosa cura per l'altro. Anche il combattimento mostra in ogni momento la forma massima di rispetto per l'avversario. Per me, inesperta di discipline del genere, tutto ciò è una scoperta.
Salvatore si fa riprendere durante un combattimento. Alla fine la vittoria è sua, nonostante arrivi a sentirsi male verso la fine dell'incontro. E' fuori allenamento, ma è contento di non aver dimenticato come si lotta.

Lunedì, durante l'ultima assemblea, Salvatore riceve la notizia che, se per gli operai Fiat e per  gran parte dell'indotto l'accordo risponde sufficientemente alle loro richieste, per gli otto interinali di Bienne Sud dal 31 dicembre la cassa integrazione viene sospesa. Se ne ridiscuterà a marzo.
Ancora una volta mi ritrovo a constatare come per un'intera generazione oggi le condizioni di lavoro siano più difficili e ingiuste rispetto a quelle di chi ha iniziato a lavorare in altri tempi. Dopo quattro anni di lavoro Salvatore, 32 anni,  è ancora un lavoratore a tempo determinato e ora non ha nessuna tutela. Analoga alla sua è la situazione di Calogero, 28 anni, otto anni di lavoro in Bienne Sud sempre come interinale.
Per loro la lotta non è finita, anche se sono rimasti da soli.
- Salvatore almeno non ha dei figli da mantenere, la sua situazione è meno difficile che per noi padri di famiglia - dice un altro operaio a cui l'accordo garantirà la cassa integrazione già dal 31 dicembre. Purtroppo però tra i lavoratori interinali rimasti per il momento senza tutele ci sono anche padri di famiglia, come Calogero.
Io però mi chiedo se Salvatore debba essere ritenuto più fortunato perché non è in condizioni nemmeno di crearsela, una famiglia. Sarà condannato, come molti altri ragazzi nella stessa situazione e in altre parti d'Italia, a dipendere per sempre dai genitori e a essere considerato un "cocco di mamma", sentendosi anche dire che è più fortunato degli altri?
 La lotta continua, ma fuori dalla palestra le regole cambiano. Forse, mi dico, non guasterebbe un po' più di spirito di squadra. 

sabato 3 dicembre 2011

operai in alto mare



Ieri siamo stati a pescare con Tommaso. Ci ha portati al porto, dove è ormeggiata la bagnarola del suo amico Antonio. Per Tommaso e Antonio la pesca è un modo per distrarsi e allontanare i pensieri angoscianti. Saliamo sulla piccola imbarcazione traballante e trovo posto su di un'asse di legno. Tommaso fa partire il motore e ci allontaniamo fluidi dalla banchina del porto. Con lo sguardo abbraccio la grande massa di acqua verde e placida. Mi pervade un senso di pace e libertà. Respiro l'aria mite. Antonio e Tommaso preparano le lenze e le gettano in acqua. Sono allegri. Un po' distante da noi c'è un'altra barchetta con un pescatore. L'uomo ci saluta e inizia con Tommaso e Antonio un dialogo a distanza. Poi, vedendo la videocamera, improvvisa una piccola intervista. Alle sue spalle dove l'acqua lambisce la terraferma si stagliano le ciminiere della zona industriale. Il pescatore indossa la felpa di Fiat, la "divisa" che qui a Termini vedi un po' ovunqe, quasi in città ci fosse uno strano esercito i cui soldati sono in licenza, una lunga licenza. Anche lì in mare, sulle barche, ci si incontra tra colleghi e si parla di Fiat. - Tutti qua a pescare siamo - ci dice il pescatore con un sorriso amaro. 
Intanto Tommaso e Antonio sono riusciti a pescare quattro seppioline i cui schizzi di inchiostro sono finiti anche sulle mie scarpe. Sul volto di Tommaso non c'è più traccia dell'espressione tesa e preoccupata delle giornate di assemblee e picchetto davanti ai cancelli dello stabilimento. Parlandoci delle bollette che a casa sono impilate l'una sull'altra in attesa di essere pagate riesce anche a sorriderne. Il problema è che la cassa integrazione arriva spesso in ritardo. Anche stamattina Tommaso è stato a pesca ed è riuscito a portare a casa del buon pesce per pranzo per la sua famiglia. - Pescare mi serve a non cadere in depressione - ci dice. Antonio ci racconta di essere disoccupato e di riuscire a tirare avanti solo grazie ai genitori e ai suoceri.
La sera a casa mangiamo le seppie che Tommaso e Antonio ci hanno regalato dopo la battuta di pesca. Sono buonissime, hanno il sapore di quella giornata.