mercoledì 7 dicembre 2011

lotta libera vs lotta operaia















Qualche giorno fa Salvatore ci ha portati nella palestra dove pratica la lotta. Fino a quattro anni fa si allenava tutti i giorni. Poi, dopo essere stato assunto alla Bienne Sud (azienda dell'indotto Fiat), ha diradato gli allenamenti. - Tornando tardi dal lavoro si è troppo stanchi per allenarsi la sera. Però ora che sono fermo credo che riprenderò a praticare questo sport che mi ha dato tanto. Grazie alla lotta ho imparato a sacrificarmi e a non arrendermi alle difficoltà. - ci dice ricordando con orgoglio le diete ferree che ha dovuto seguire pur di rientrare in una determinata categoria di peso e l'impegno che ha messo negli allenamenti per anni ogni giorno.
Salvo Rinella, maestro di Salvatore (oro olimpico nel 2004), ci racconta che quasi tutti gli operai di Termini Imerese, e in particolare quelli dell'indotto, hanno praticato la lotta libera. Mi chiedo se un tempo per gli operai la palestra fosse un luogo in cui vivere e maturare, in un contesto diverso dalla fabbrica, un senso di comune appartenenza.
Assistere all'allenamento è un'esperienza speciale. Soprattutto nel lavoro a coppie è evidente un'interazione fisica che, oltre a costituire una totale forma di collaborazione, è anche premurosa cura per l'altro. Anche il combattimento mostra in ogni momento la forma massima di rispetto per l'avversario. Per me, inesperta di discipline del genere, tutto ciò è una scoperta.
Salvatore si fa riprendere durante un combattimento. Alla fine la vittoria è sua, nonostante arrivi a sentirsi male verso la fine dell'incontro. E' fuori allenamento, ma è contento di non aver dimenticato come si lotta.

Lunedì, durante l'ultima assemblea, Salvatore riceve la notizia che, se per gli operai Fiat e per  gran parte dell'indotto l'accordo risponde sufficientemente alle loro richieste, per gli otto interinali di Bienne Sud dal 31 dicembre la cassa integrazione viene sospesa. Se ne ridiscuterà a marzo.
Ancora una volta mi ritrovo a constatare come per un'intera generazione oggi le condizioni di lavoro siano più difficili e ingiuste rispetto a quelle di chi ha iniziato a lavorare in altri tempi. Dopo quattro anni di lavoro Salvatore, 32 anni,  è ancora un lavoratore a tempo determinato e ora non ha nessuna tutela. Analoga alla sua è la situazione di Calogero, 28 anni, otto anni di lavoro in Bienne Sud sempre come interinale.
Per loro la lotta non è finita, anche se sono rimasti da soli.
- Salvatore almeno non ha dei figli da mantenere, la sua situazione è meno difficile che per noi padri di famiglia - dice un altro operaio a cui l'accordo garantirà la cassa integrazione già dal 31 dicembre. Purtroppo però tra i lavoratori interinali rimasti per il momento senza tutele ci sono anche padri di famiglia, come Calogero.
Io però mi chiedo se Salvatore debba essere ritenuto più fortunato perché non è in condizioni nemmeno di crearsela, una famiglia. Sarà condannato, come molti altri ragazzi nella stessa situazione e in altre parti d'Italia, a dipendere per sempre dai genitori e a essere considerato un "cocco di mamma", sentendosi anche dire che è più fortunato degli altri?
 La lotta continua, ma fuori dalla palestra le regole cambiano. Forse, mi dico, non guasterebbe un po' più di spirito di squadra. 

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